lunedì 7 giugno 2010

Coordinamento Toscano per il No al Nucleare


Fare Verde Toscana ha aderito al "Coordinamento Toscano per il No al Nucleare", una coordinamento di oltre 16 associazioni ambientaliste tra le più rappresentative della Toscana, per dare una risposta strutturata e consapevole a quello che è stato definito il "rinascimento del nucleare".

I motivi per opporsi al Nucleare sono molteplici e comprendono ogni aspetto della nostra vita: dalla salute all'economia, dalla democrazia alla politica energetica. La riflessione sul tema ha portato alla stesura di un documento condiviso che in 10 punti esprime i motivi del "No". Questi 10 punti sono stati poi ampliati ed esplicati in un altro documento "Le tante faccie del nucleare", un documento esteso con riferimenti precisi a studi scientifici, dati economici ed altri riferimenti a sostegno delle tesi esposte.

Quì di seguito il comunicato diffuso dopo la conferenza stampa di presentazione del Coordinamento:


“Il Coordinamento Toscano NO NUKE presenta i 10 buoni motivi per opporsi all'energia atomica”

Sale la protesta anti-nucleare. Nasce un Coordinamento Toscano di sedici associazioni tra le più attive e conosciute sul territorio. Tra le prime iniziative comuni sono stati prodotti un decalogo di 10 buoni motivi e un documento dal titolo “Le tante facce del nucleare” che sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa, alla presenza dei rappresentanti di tutte le associazioni aderenti.

A sostenere i dieci buoni motivi, infatti, non ci sono solo tutti gli ambientalisti ma anche associazioni culturali, ricreative e l’associazione dei medici per l'ambiente, che condividono l'allarme nei confronti dei propositi che il Governo Nazionale ha manifestato sull'energia nucleare. Una scelta vecchia, diseducativa, antieconomica e che ha il demerito storico di procrastinare ancora il risparmio e l'efficenza energetica nei settori civile, industriale, trasportistico e lo sviluppo delle fonti rinnovabili secondo una seria pianificazione e nel rispetto della vocazione dei territori.

La Toscana, dunque, è la prima regione a livello nazionale, in cui si consolida un coordinamento interassociativo che dice un NO chiaro alla scelta nuclearista del Governo.


COORDINAMENTO TOSCANO per il NO al NUCLEARE:

Ambiente e Lavoro Toscana
Amici della Terra - Toscana ONLUS
ARCI Toscana
Cittadinanzattiva Toscana
Fare Verde
Forum Ambientalista
Greenpeace
Italia Nostra Toscana
International Society of Doctors for the Environment
Legambiente Toscana
Libera Toscana
Medicina Democratica
Mondo Senza Guerre e Senza Violenze
Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio
Terra !
WWF Toscana

Collasso

Titolo: Collasso - Come le società scelgono di vivere o morire
Info: ed. 2005 - 24 € pp. 566
Secondo Noi:
Parlando delle civiltà del passato, spesso ci viene istintivo pensare che queste abbiano avuto una nascita, un picco di civiltà e poi l’inevitabile declino. Lo facciamo con disinvoltura, eppure dovrebbe sorgerci il dubbio di come mai, società che, applicando una necessaria semplificazione, potrebbero essere paragonate ai nostri sistemi attuali, ad un tratto hanno cessato di essere. A cosa si deve il collasso?

E’ proprio rispondendo a questa domanda che si sviluppa l’intero libro: un saggio scientifico, che di scientifico ha solo l’approccio, avendo un linguaggio molto divulgativo che lo rende facilmente accessibile.

Ripercorrendo gli ultimi anni di vita di popoli come i Maya, gli Anasazi, i Vichinghi o passando a tempi più recenti, analizzando le vicende della Somalia, di Haiti o della Cina il dato che sorprende è la quasi totale sovrapponibilità delle vicende che hanno condotto le prime al collasso e le seconde ad avvicinarsi molto ad un punto di non ritorno.

Il filo rosso che si dipana lungo le pagine di questo libro è che spesso, uno sfruttamento sconsiderato delle risorse dell’ambiente (un sovra-sfruttamento), porta ad un impoverimento del popolo che vi abita ed è poi, talvolta in concomitanza con altri fattori, il primo passo verso carestie, guerre o migrazioni. In poche parole il Collasso.

Diamond, senza mai abbandonare il metodo scientifico che viene tra l’altro abbondantemente spiegato nelle prime pagine del libro (forse la parte un po’ più “scientifica”), traccia un continuo parallelo tra il passato ed il presente, ponendo l’accento sul fatto che quello che noi chiamiamo “progresso” non ci ha portato finora ad evitare o superare alcuno di quegli errori che hanno condannato civiltà importanti del passato ad estinguersi.

Una delle vicende più esemplificative del libro, è quella dei vichinghi in Groenlandia e dei loro “vicini” gli Inuit. Infatti avendo vissuto nelle medesime condizioni ambientali e nello stesso periodo storico, hanno avuto esiti differenti. I primi, nel tentativo di piegare il territorio alle loro esigenze lo hanno impoverito fino a non poterne trarre più il necessario sostentamento. Difatti i Vichinghi applicarono le tecniche di caccia, allevamento e agricoltura utilizzate nel loro paese di origine (la Norvegia), senza rispettare le peculiarità del territorio che tentavano di colonizzare, fino a che questo non ha collassato e loro con esso. Al contrario, gli Inuit, cresciuti in quelle terre, avevano imparato a sfruttarlo senza impoverirlo, a rispettarne limiti e tempi, arrivando fino ai giorni nostri in piena salute.

Ora, dice Diamond, i Vichinghi sbagliarono inconsapevolmente, per loro era naturale applicare le tecniche che nella loro terra natale avevano permesso di prosperare per secoli. Ma oggi noi abbiamo archeologi, paleontologi e storici e scienziati in genere che sono in grado di spiegarci questi meccanismi. Eppure scegliamo di ignorare gli avvisi e gli insegnamenti che ci arrivano da tempi remoti nel tempo, ma non poi così dissimili nei dati essenziali.

Ed ecco appunto arrivati allo scopo del libro, offrire uno strumento critico e di riflessione su quella che è la sfida del nostro secolo: la salvaguardia dell’ambiente. Oggi abbiamo un po’ perso il contatto diretto con l’ambiente che ci circonda, non riuscendo più ad individuare la stretta connessione tra questo ed il nostro sostentamento. Se l’ambiente (e non il supermercato) è ciò che ci dà mangiare, bere e vivere, è appena il caso di sottolineare l’importanza che esso ricopre per la nostra sopravvivenza.

Ed è in un susseguirsi di esempi e paralleli tra ieri e oggi che Diamond ci avverte che se vogliamo evitare il collasso, dobbiamo imparare dagli errori di chi ci ha preceduto.

venerdì 22 maggio 2009

Geotermia: pericolosa o no?

La Regione Toscana, sembra avere le idee confuse. Dopo aver siglato l'accordo con ENEL per il riassetto e l'ampliamento degli stabilimenti di energia geotermica sul monte Amiata, la Regione si lamenta della mancata approvazione dell'odg sulla geotermia presentato alla Camera dei Deputati da alcuni gruppi di minoranza. Nel comunicato si parla addirittura di tradimento per le promesse ai cittadini, in tal modo disattese.

L'odg poneva effettivamente delle tematiche, quali l'introduzione dei limiti per emissioni di boro ed ammoniaca, che non si possono trascurare. Ma che non risolvono, da sole, le problematiche legate allo sfruttamento energetico dell'Amiata. Forse i cittadini Amiatini saranno più amereggiati per altre promesse, che più che disattese, non sono mai pervenute. Saranno amareggiati per non essere stati ascoltati. Saranno amereggiati per il modo in cui stato ignorato lo studio condotto da EDRA.


Insomma, ci sembra che in questo periodo di campagna elettorale, la Regione, voglia scaricare proprie responasbilità sul Governo nazionale. Se il pericolo geotermia c'è. Se ci rendiamo conto che è una fonte energetica inquinante, perché avvallare il programma di ampliamento. Perché stilare un programma di riassetto, che non risolve praticamente nessuno dei problemi percepiti dalla cittadinanza, se non forse quello della salvaguardia di posti di lavoro. Ma la salute, perché passa sempre in secondo piano?

Ci piacerebbe che la Regione tenesse una posizione chiara: la geotermia è un pericolo per la salute o una risorsa da sfruttare maggiormente?

Per approfondire:
ambienteamiata.it
Regione Toscana

martedì 21 aprile 2009

Ambiente 2 - Cemento 1

Cielo grigio e refoli gelidi, questo il clima fuori e dentro il salone dei Dugento, dove si è tenuto l'ultimo consiglio comunale di questa amministrazione a cui Fare Verde era presente. Il clima, a dire il vero, si era guastato già qualche ora prima, quando la maggioranza si era spaccata, facendo mancare i numeri per l'approvazione del piano strutturale. Documento fondamentale per la gestione della città, sanciva però una vera e propria cementificazione dell'area fiorentina, con diversi progetti che sono finiti nel mirino della magistratura.

Altra vicenda grigia, era quella legata al Multiplex di Novoli, a cui molti comitati si erano opposti e posto sotto sequestro da parte degli inquirenti, ma anche sulla delibera che sanciva una sorta di sanatoria per tale progetto, la maggioranza è capitombolata, facendo scattare l'applauso dei cittadini presenti.

Purtroppo passa la delibera relativa alla variante del piano strutturale del c.d. "Mostro del Poggetto". Questione annosa, che dura ormai da più dieci anni e che vede la collina fiorentina, deturpata da un cantiere aperto e mai concluso. Rispetto al progetto originale, la variante prevede un dimezzamento della metratura prevista per la costruzione, ma non ce la sentiamo comunque di gioire, dato anche che la zona è anche a forte rischio idrogeologico.

Insomma tre delibere urbanistiche con importantissime ricadute anche sul piano ambientale. Tre delibere che hanno visto un modus operandi che ha lasciato i cittadini ed i comitati spesso ai margini, ma che almeno (due su tre) hanno avuto un lieto fine. Meglio, un "to be continued...", difatti non è ancora detta l'ultima parola, è ancora possibile che la prossima maggioranza approvi alcuni di questi progetti, soprattutto il piano struttrale, non appena insediata.

Speriamo che le forze politiche che ieri hanno fatto mancare il loro appoggio a questi progetti così pesanti ed impattanti per la vita di Firenze, non lo abbiano fatto per mero calcolo politico e continuino sulla strada della tutela di un patrimonio, quello ambientale, della cui importanza ci sta pian piano rendendo conto.

giovedì 16 aprile 2009

La sfida del secolo

Titolo: La Sfida del secolo
ed. 2006 - 16€ pp. 191
ed. 2008 - 9€ pp. 210

Quarta di copertina:
Per capire veramente il mondo in cui viviamo, e quello in cui vivranno i nostri figlia, bisogna capire l'energia. Non più argomento riservato agli specialisti, essa è diventata e diventerà sempre più il motore di cambiamento e chiave di lettura della nostra vita sociale, politica e privata.
Scritto in modo scorrevole, sotto forma di dialogo, questo nuovo libro di Piero Angela e Lorenzo Pinna entra nel vivo dei grandi problemi dell'energia: il “picco” del petrolio (ormai non lontano), l'esplosione dei consumi e dei consumatori nel mondo, la dipendenza dal Medio Oriente, i grandi giochi dietro il barile del greggio, le riserve di gas, le nuove prospettive del carbone, i problemi energetici dell'Italia, la reale portata delle rinnovabili, il nucleare, i rigassificatori, i tempi e i costi delle riconversioni, i rischi del non agire.
La sfida del secolo è anche un'opera di forte impronta civile, infatti intende lanciare un appello ai politici, ai mezzi di comunicazione e ai cittadini perché affrontino con un'urgenza prioritaria una questione che è strettamente legata anche al destino della nostra economia.
Un libro unico nel suo genere per completezza e semplicità, che si appresta a diventare un vero classico della divulgazione. Uno strumento necessario per comprendere a fondo il presente e il futuro prossimo, quello in cui i ragazzi di oggi diventeranno adulti.

Secondo noi:*
Rispetto ai soliti libri sul tema, questo si sofferma molto su un aspetto spesso trascurato, ovvero gli effetti, non solo economici, ma anche sociale e culturali, che la disponibilità di energia ha comportato e le conseguenze che potrebbero derivare da una sua scarsità.

Certo gli scenari che si prospettano sono sempre inseriti in una cornice di sistema invariato. Per intenderci, non è un libro sulla decrescita (tanto meno felice). Anche se parla di riduzione di consumi, di sprechi, ma tutto in un accezione di efficienza tecnica, che non meraviglia affatto nel padre della divulgazione scientifica italiana.

Per quel che concerne la trattazione dei vari capitoli sulle energie, il libro appare molto equilibrato, anche se, ad un occhio sensibile, alcune pecche possono saltare agli occhi. Una per tutte, si fa un accenno ai costi ambientali della produzione di energie rinnovabili (insomma, l'inquinamento dovuto alla produzione dei vari sistemi), mentre si tace completamente sugli elevati costi indiretti legati al nucleare. Diversi studi hanno posto l'accento sull'impatto ambientale di tutte quelle attività (estrazione, frantumazione, arricchimento, trasporto, costruzione centrali) che sono fortemente impattanti.

Forse un accenno alle potenzialità dalle smart-grid ed al contributo che le rinnovabili possono dare in questo settore, ed in generale parlare di produzione “decentrata” di energia poteva essere fatto. Ma forse sarebbe stato chiedere troppo per un libro che comunque inizia ad avere ormai 4 anni.

E' un testo divulgativo, quindi troviamo poco linguaggio tecnico, molti esempi ed in più, la forma del dialogo (c'è un finto interlocutore che pone domande e gli autori che rispondono), snellisce e rende facilmente fruibile il testo. Certo, alcuni punti vanno presi per buoni a prescindere o vanno approfonditi da soli.

In definitiva, un testo consigliato a chi si sente orfano di Quark e vuole approcciarsi al tema energia in maniera equilibrata, divulgativa e da un punto di vista più ampio che abbraccia anche gli aspetti culturali legati al tema.
*nb. la recensione è riferita all'edizione del 2006

mercoledì 8 aprile 2009

Che differenza!

Ieri è stato inaugurato a Firenze, in piazza S. Maria Novella, il sistema interrato di raccolta dei rifiuti. In cosa consiste: sostanzialmente il modello fiorentino, consta in un bocchettone esterno collegato ad un vano raccoglitore (il cassonetto vero e proprio) dotato di compattatore per diminuire il volume occupato dai rifiuti, in modo da posticiparne la raccolta.

E’ una soluzione che porta l’unico vantaggio di non avere i cassonetti a livello stradale e quindi di non essere a vista, ed è per questo che la scelta è caduta proprio per il centro storico. L’impianto fa parte delle misure anti-degrado che l’amministrazione comunale ha posto in atto per ridonare un minimo di decoro alla nostra città.

Noi di Fare Verde ci sentiamo di fare una chiosa al governo della città in quanto lo stesso risultato anti-degrado lo si poteva ottenere, e con risultati migliori, organizzando un sistema di raccolta differenziata “spinta”, porta a porta. L’uso della tecnologia non è sempre sinonimo di avanguardia ed efficienza. Tra l’altro, nell’impostazione seguita a Firenze, l’uso dei cassonetti interrati, posticipa ancora l’avvio della raccolta differenziata nell’aria del centro storico visto tra l'altro che i cassonetti sono previsti solo per l’indifferenziata, plastica e vetro.

Per una città come la nostra, che non brilla certo per la gestione dei rifiuti, il centro storico poteva essere una vera occasione, perché se è vero che le vie del centro, date le dimensioni, difficilmente possono ospitare cassonetti o isole ecologiche, è anche vero che si presta benissimo ad organizzare appunto, il sistema della raccolta differenziata porta a porta. C’è da sottolineare, tra l’altro, che non sarebbe una novità l’introduzione di tale metodo, dato che la raccolta della carta (in castrum ed extra castrum) e dell’indifferenziata (solo in castrum) viene effettuata “porta a porta”. Vale poi la pena ricordare, visto il periodo, che la raccolta differenziata spinta, crea molti più posti di lavoro se messa a confronto al sistema seguito fino ad ora cassonetti-inceneritore/discarica.

Inoltre anche il costo di tale sistema non è affatto risibile, oltre 240.000 per singola isola! Se si completasse il progetto, che prevede l’installazione in 9 piazze, si superebbero i 2 milioni di Euro!
Ci chiediamo a cosa serva spendere centinaia 2 milioni di euro dei contribuenti (perché Quadrifoglio è pagata dai contribuenti) per interrare dei cassonetti, quando alle porte di Firenze si è finalmente deciso di avviare un progetto di raccolta differenziata “porta a porta”. Insomma, sarebbe bastato partire dal centro, anziché da Peretola, per risparmiare (per ora) 244.200 euro. Visto che a Peretola non c’è alcuna difficoltà a posizionare i normali cassonetti.

Fa anche un po’ specie il fatto che ad una settantina di km da Firenze ci sia uno dei comuni con il più alto tasso di raccolta differenziata e che si avvicina sempre più allo scenario “rifiuti zero”. Certo le differenze tra Firenze e Capannori sono molte, non fosse altro per la differenza di abitanti e per il continuo afflusso turistico che contraddistingue la prima. Ma certo è un esempio che mostra come il sistema di gestione rifiuti fiorentino abbia ampi margini di miglioramento. Poi, se paragonare Firenze a Capannori è difficile, un miglior grado di approssimazione lo possiamo trovare se consideriamo solo il centro storico della prima.

L’appello di Fare Verde, visto anche che ci avviciniamo alla campagna elettorale, è che i candidati sindaco prendano in seria considerazione la possibilità di rivoluzionare il sistema di gestione dei rifiuti, dando una spinta alla raccolta differenziata, introducendo il “porta a porta” in tutta l’area metropolitana. Renzi tra i suoi “100 punti” ha proprio l’implementazione del sistema dell’interramento, ci auguriamo che ci ripensi.

Non è più possibile nascondere la testa (e la spazzatura) sotto terra, e sperperare i soldi dei contribuenti. La via è stata indicata dall’Europa con leggi precise che l’Italia ha recepito e che deve seguire. Non possiamo essere gli ultimi ad imboccare una strada dettata dal buon senso.
per approfondire:

giovedì 26 marzo 2009

Le metastasi del sistema

Fare Verde non può che sottoscrivere la risposta dell’ANM Firenze, che rispedisce al mittente le critiche ricevute in merito alla vicenda della TAV nel Mugello.

Il Presidente del Consiglio, durante il viaggio inaugurale a bordo di Freccia Rossa nel tratto Firenze-Bologna, aveva definito la magistratura fiorentina una “metastasi” del nostro sistema civile. Il riferimento alle indagini che hanno portato alla condanna di Cavet (controllata di Impregilo) ad un risarcimento di 150 milioni di euro per danni ambientali perpetrati durante i lavori per la Tav Bologna-Firenze nel tratto del Mugello. Il Premier ha aggiunto che in questo modo si impedisce alle imprese di cimentarsi nelle grandi opere, frenando in tal modo lo sviluppo.

Forse il Presidente non sa che nelle gare d’appalto (anche quelle delle grandi opere) è insito il rispetto delle normative vigenti, anche quelle in materia di ambiente. E nel caso di Cavet non si tratta di meri illeciti amministrativi, ma di vere e proprie sanzioni penali.

Ricordiamo inoltre che le normative in materia di ambiente sono per lo più adeguamenti alle direttive europee in materia, alle quali non è possibile derogare in maniera peggiorativa pena sanzioni da parte degli organi competenti.

In definitiva la legge italiana e le normative europee in materia di ambiente, non crediamo possano essere definite un “Moloch” in mano a santoni togati.

Seguendo tale ragionamento siamo ancora più preoccupati dei possibili effetti del piano casa varato dal Governo: se di fatto questo già si presta ad abusi, l’idea che eventuali illeciti non possano (o meglio non debbano) essere perseguiti, per evitare di “frenare lo sviluppo”, apre le porte ad un nuova stagione di condoni a cui il nostro paese è ormai tristemente abituato.